Il paese sorge su un’altura al margine sud-orientale della Valle Peligna, a circa 9 km da Sulmona, all’interno del Parco Nazionale della Maiella, di cui quasi il 50% del territorio comunale fa parte.
Nato come avamposto medievale, Cansano fu feudo e torre di guardia, conoscendo varie fasi di autonomia amministrativa, riconquistata definitivamente nel 1904. Tra le attrazioni principali figurano il Parco Archeologico di Ocriticum e i resti del castello medievale, ormai trasformati in abitazioni. La chiesa di San Salvatore, documentata fin dal 1183 e ricostruita dopo il terremoto del 1706, conserva un battistero rinascimentale e arredi del XVIII–XIX secolo. La chiesa di San Nicola di Bari, costruita nel XIII secolo al di fuori del centro abitato sopra un sepolcreto dell’Età del Ferro, è dedicata al santo protettore dei viandanti e richiama storie di transumanza. La chiesa di San Donato, realizzata nel XVIII secolo, sorge anch’essa fuori dal paese, mentre la chiesa di San Rocco, consacrata al santo omonimo, è oggi l’edificio religioso principale del borgo.
In Piazza XX Settembre si trova il Centro di Documentazione Ocriticum (2004), che ospita una mostra permanente sull’emigrazione e un allestimento tematico dei reperti rinvenuti nel parco archeologico.
Nella località Polmare–Zeppe–Tavuto sono stati effettuati scavi che hanno restituito un’ampia area sacra e altri edifici di varia funzione, organizzati intorno all’antica viabilità. Il pianoro, oggi in zona agricola e pastorale, si trova fuori dall’abitato attuale, lungo un percorso che in antico collegava la conca Peligna all’alta valle del Sangro. Qui sorgeva un luogo di sosta citato negli itinerari antichi come mansio Jovis Larene, quasi certamente identificabile con il sito archeologico recentemente riportato alla luce. Il complesso, articolato su terrazze a diversi livelli, comprende vari edifici sacri risalenti all’età repubblicana e imperiale. Il più antico tempio, databile alla seconda metà del III secolo a.C., è in opera quadrata, orientato verso sud-est e suddiviso in cella e pronao; si trova sul terrazzo superiore ed è parallelo a un secondo tempio, di poco posteriore (I secolo a.C.), in opera reticolata e con analoga struttura bipartita. Entrambi sono racchiusi in un temenos, il recinto sacro dedicato alle divinità. Sul terrazzo inferiore è stato individuato un piccolo recinto rettangolare in opera poligonale, che circonda un sacello orientato come i templi superiori. Nei pressi degli edifici sacri sono stati rinvenuti numerosi oggetti votivi, testimonianza della profonda devozione verso le divinità qui venerate.
Monte Mitra – La grande fortezza dei Peligni
A cavallo tra i territori comunali di Cansano e Pettorano sul Gizio, a oltre 1.070 metri di quota, si erge uno dei più vasti e affascinanti sistemi fortificati dell’Abruzzo preromano: la fortificazione italica di Monte Mitra, tra i principali esempi di insediamenti d’altura del mondo Italico. Facilmente difendibile e dotata di sorgenti, fu scelta dagli Italici già in epoca arcaica per la costruzione di un insediamento protetto da una poderosa cinta muraria lunga quasi 4 chilometri. Il perimetro è delimitato da un muraglione in opera poligonale, realizzato con grandi blocchi di pietra appena sbozzati, alcuni dei quali raggiungono i 3 metri di altezza. Ancora oggi il tratto meglio conservato si apprezza sul versante nord-orientale. La posizione, dominante sulla media Valle del Gizio e con ampio controllo visivo verso la conca Peligna, rende Monte Mitra un nodo strategico nel sistema dei centri fortificati peligni. All’interno delle mura si trovano alture secondarie e piccole conche: tra queste, la valletta centrale dove ancora oggi sgorga una sorgente probabilmente lo snodo primitivo dell’insediamento. Gli scavi hanno restituito resti di abitazioni, strutture murarie e oggetti votivi databili tra il V e il III secolo a.C., oltre a reperti provenienti dalle necropoli associate.
L’assenza di tracce monumentali romane all’interno lascia supporre che il centro sia stato abbandonato o marginalizzato dopo la conquista del territorio da parte di Roma.
Dopo l’età romana, il sito fu rioccupato nel Medioevo, tra l’XI e il XV secolo, quando un piccolo villaggio, Pacile, si insediò nelle conche interne, sfruttando la stessa sorgente utilizzata mille anni prima. Resti medievali sono ancora visibili, sebbene in stato frammentario.
Il sito è raggiungibile con sentieri da Cansano e Pettorano sul Gizio.