Roccacasale




Arroccato sulle pendici del Monte Morrone, il borgo di Roccacasale custodisce   il Castello De Sanctis. Secondo la tradizione, fu costruito intorno al 925 d.C. dai Conti di Spoleto, con l’intento di presidiare il passaggio strategico tra la Valle del Sangro e l’Altopiano delle Cinquemiglia, allora minacciato da incursioni bizantine e saracene. Nel corso del Medioevo, la rocca passò sotto il controllo dei Cantelmo, una delle famiglie più potenti della regione, per poi essere ceduta, verso la fine del XVI secolo, ai Baroni De Sanctis, che ne fecero il cuore del loro dominio fino al 1803, quando fu gravemente danneggiata da un’incursione delle truppe francesi. Il castello  ha una pianta triangolare, tipica dei cosiddetti castelli-recinto dell’Abruzzo montano. La torre trapezoidale sul vertice più alto domina la valle, mentre una torre quadrata sorveglia l’ingresso dal basso, rivolta verso il borgo. Tra le mura sono ancora riconoscibili le cisterne per la raccolta dell’acqua, le fondamenta degli edifici medievali e i resti del palazzo baronale.  Il sito è oggi visitabile.

Il borgo di Roccacasale si sviluppò a partire dal castello, trasformando l’antico villaggio  in un centro fortificato. Il nome attuale, infatti, comparve tra il XII e il XIII secolo. Le sue strade, disposte a raggiera, si snodano con ripide rampe attorno alla collina, collegando il castello al centro abitato, che conserva ancora intatto il suo impianto medievale. Tra i luoghi più significativi del paese spiccano la chiesa di San Michele Arcangelo  e le antiche porte urbiche.

Il paese è noto per antiche leggende e dicerie popolari come luogo dei  “Fattucchieri”, racconti   di sparizioni inspiegabili, riti magici, pozioni e tesori nascosti nei boschi del vicino Colle delle Fate, antico insediamento italico.

Colle delle Fate
Sopra l’attuale borgo di Roccacasale  si può raggiungere un insediamento ben più antico: il recinto fortificato di Colle delle Fate, uno dei siti protostorici e italici meglio conservati dell’Abruzzo. Il colle, che si innalza a oltre 1.000 metri sul livello del mare, fu occupato in età protostorica e poi fortificato  da comunità italiche  che costruirono poderose cinte murarie in opera poligonale, ancora oggi in gran parte visibili. I blocchi, disposti con notevole maestria senza uso di malta, formano almeno tre recinti concentrici, alcuni dei quali con funzione di terrazzamento. Il recinto principale, lungo circa 350 metri, racchiude l’intera sommità del colle e probabilmente serviva a delimitare il settore abitato e le aree di coltivazione interne. Le mura si adattano  al vertice del colle, delimitata da una cinta minore più interna, si conserva dunque una vera e propria acropoli: un’area di circa 70 × 30 metri, forse destinata a funzioni cerimoniali o sacre. Qui sono state identificate due cisterne per la raccolta dell’acqua piovana, costruite con pietre progressivamente aggettanti verso l’interno a formare una volta a falsa cupola, poi coperte da grandi lastroni di pietra. Si tratta di strutture raffinate per tecnica e funzione, segno di una organizzazione stabile e non occasionale dell’insediamento. Scavi archeologici condotti nella seconda metà del Novecento hanno messo in luce resti di abitazioni all’interno del recinto principale e materiali ceramici che attestano una frequentazione del sito dall’Età del Bronzo fino all’età romana. Questo lungo arco cronologico documenta un’evoluzione da villaggio protostorico a insediamento fortificato.