Arroccata tra i 480 e i 580 metri di altitudine, Prezza guarda l’intera Valle Peligna. Dal suo belvedere lo sguardo corre dalla Majella al Gran Sasso, seguendo il profilo di montagne, campi e borghi che punteggiano il fondovalle. Una posizione suggestiva e strategica che, fin dall’antichità, ha influenzato la storia del paese e gli ha meritato l’appellativo di “terrazza della Valle Peligna”.
Le origini di Prezza risalgono a tempi remoti: nel territorio sono stati rinvenuti reperti preistorici, italici e romani, in particolare nelle località Colle e contrada San Giovanni, a testimonianza di un popolamento antico e continuo. Sul colle Rotondo sorgeva il Castiglione di Prezza, un insediamento fortificato della tipologia dei recinti apicali italici. In età romana, l’area era parte del Pagus Laverna, villaggio rurale vocato all’agricoltura, favorita dai terreni fertili e dalla posizione lungo naturali vie di comunicazione tra la Marsica e la Valle Peligna.
Le fonti medievali più antiche citano il luogo come Villa Carrene, sotto la giurisdizione dei monaci benedettini di San Clemente a Casauria sin dal IX secolo. Nel Medioevo, Prezza ebbe anche un ruolo difensivo di rilievo: un castello, eretto a controllo dei passaggi e dei traffici, costituiva un presidio armato strategico. Gran parte della struttura fu distrutta dal terremoto del 1706, e oggi resta soltanto una torre, inglobata nell’architettura religiosa del borgo.
Il centro storico conserva ancora l’atmosfera medievale, con vicoli stretti e scorci panoramici. Tra gli edifici sacri spiccano la Chiesa di Santa Lucia (XV secolo), con affreschi di soggetto religioso, e la Chiesa di San Giuseppe (XIV secolo). Particolarmente rilevante è la Chiesa della Madonna di Loreto, o Santa Maria del Colle, in contrada Colle, lungo la strada che sale al paese: il suo portale, unico nella Valle Peligna, riutilizza come architrave una lapide romana iscritta, sulla quale è incisa anche la data di costruzione dell’edificio, 1324. Nella lunetta è conservato un dipinto della Madonna di Loreto, di epoca successiva.
Campo di Fano
Lungo la strada provinciale che collega il monte San Cosimo al fiume Sagittario, la piccola frazione di Campo di Fano, appartenente al Comune di Prezza, custodisce un’eredità antichissima. Il nome stesso richiama il fanum, il santuario, e rimanda alla probabile presenza in epoca romana di culti dedicati a Cerere, dea della fertilità e protettrice dell’agricoltura e del raccolto, figure centrali nella cultura delle comunità italiche peligne. Nel corso degli anni sono emersi reperti archeologici, specialmente iscrizioni funerarie e tracce di strutture sepolcrali.
Il toponimo è attestato già in una bolla papale dell’XI secolo, ma le radici del luogo affondano con ogni probabilità in età italica e romana. Nel tempo sono stati rinvenuti reperti archeologici — in particolare iscrizioni funerarie e tracce di strutture sepolcrali — che confermano l’ipotesi di un antico insediamento agricolo e sacro.
Campo di Fano è così un piccolo ma significativo microcosmo storico: base agricola e centro religioso allo stesso tempo, testimone di una civiltà rurale antica, oggi solo in parte leggibile nel paesaggio ma ancora evocata dalla forza del suo toponimo.