Pacentro




Alle pendici della Majella, a 690 metri di quota, Pacentro è uno dei borghi storici più affascinanti dell’Abruzzo, inserito tra I Borghi più belli dItalia. Il suo profilo è dominato dalle torri del castello Caldora e le sue vie lastricate conservano l’atmosfera medievale. Il territorio, però, custodisce tracce di frequentazioni umane che risalgono alla preistoria.

Il Castello Caldora
Tra i castelli meglio conservati d’Abruzzo, sorge sui primi contrafforti del Morrone.  Citato per la prima volta nell’XI secolo dal Chronicon Casauriense, l’aspetto attuale deriva dalla rocca tre-quattrocentesca: prima angioina dei Caldora (seconda metà del Trecento), poi aragonese sotto i Cantelmo. Nato come presidio strategico a difesa della valle di Sant’Eufemia e Caramanico, in età aragonese fu uno dei quattro vertici del sistema difensivo della signoria Cantelmo nella Conca Peligna insieme a Prezza, Pettorano e Popoli.
Ha pianta trapezoidale, doppia cinta muraria, tre torri prismatiche (alte 23-24 m) nella cinta interna e tre bastioni cilindrici nella cortina esterna (dopo il 1418). Passato nei secoli agli Orsini, ai Colonna e a Maffeo Barberini, fu acquisito dal Comune nel 1957. Il percorso più suggestivo per raggiungerlo è quello che sale dai vicoli del borgo medievale partendo dalla piazza principale.

La Corsa degli Zingari
A Pacentro, la Corsa degli Zingari è una tradizione di fede e coraggio che affonda le radici nel Medioevo. Gli “zingari” — termine dialettale pacentrano che indica persone con pochi stracci addosso — corrono rigorosamente a piedi nudi, lanciandosi dalla “Pietra Spaccata” lungo i ripidi sentieri del Colle Ardinghi. Dopo aver attraversato il fiume Vella, affrontano la salita faticosa fino al centro storico, dove la corsa si conclude nella chiesa della Madonna di Loreto, patrona del paese. Spesso i corridori  spossati e con ferite ai piedi  trovano conforto nelle medicazioni vicino all’altare. Il vincitore riceve il Palio, un drappo simbolico che un tempo veniva utilizzato per cucire il “vestito buono”. Le origini della Corsa sono avvolte nel mistero e oggetto di molte interpretazioni storiche, tra cui una suggestiva ipotesi sull’origine longobarda. La manifestazione si svolge ogni anno la prima domenica di settembre, rappresentando un appuntamento irrinunciabile di fede, tradizione e spirito comunitario.

Colle San Leopardo e le origini antiche
Nella località Balze del Morone, un riparo roccioso conserva pitture rupestri databili tra il Neolitico e la prima età del Bronzo: figure umane stilizzate in ocra rossa, forse legate a rituali religiosi.
A sud dell’abitato, sul Colle San Leopardo, si ergono i resti di un edificio del I secolo a.C., probabilmente una grande villa rustica terrazzata. Le murature, alte fino a 7 metri, presentano ambienti a quote differenti e piccole nicchie murarie, interpretabili come spazi di servizio. Due rilievi scultorei apotropaici — uno con doppio fallo e figura umana, l’altro con simboli fallici, strumenti da muratore e frammento d’iscrizione — datano la costruzione alla fine del I secolo a.C.; sono oggi al Museo Civico di Sulmona. In età medievale l’ambiente principale fu riutilizzato come chiesa campestre di San Leopardo, poi abbandonata dopo un terremoto.