Viaggio nella terra dei Peligni



“Uscendo dal primo tunnel dopo Goriano Sicoli -annota nel 1907 lo scrittore tedesco A. Steinitzer- lo sguardo si apre alla Conca di Sulmona: una pennellata paesaggistica di prima qualità”.

Antica è la presenza dell’uomo in questo anfiteatro naturale deliminato da  catene montuose, a ovest dal  massiccio del Sirente e a est  dal monte Morrone, parte del massiccio della Maiella. Sono proprio le montagne a suddividere questo territorio in tre  ambiti:  la conca Peligna propriamente detta, la Valle del sagittario e la valle Subequana. Sulle alture circostanti  si rinvengono  antichi strumenti litici,  sono le prime tracce della presenza umana, popolazioni nomadi di cacciatori-raccoglitori  preistorici.  Una presenza persistente che, nel tempo, darà vita ad insediamenti e a una fitta rete di percorsi di collegamento. In età romana questo territorio sarà raggiunto dalla via Valeria (da Tibur a Corfinium) via che, successivamente, raggiungerà  anche Ostia Aterni  costituendo una importante infrastruttura  capace di collegare Roma, e tutte le regioni attraversate, con l’Adriatico.

In area Peligna transitava, incrociando la via Valeria, un altro asse viario che collegava le regioni a nord (Umbria, Etruria) con l’area sannita e magno-greca a sud, senza dimenticare il  passaggi del tratturo, la via delle greggi. Proprio questi collegamenti hanno permesso al territorio Peligno di avere contatti e scambi con i popoli a nord e a sud, determinandone   così  l’identità storico e culturale. Poi , nei secoli, saranno ancora queste le vie di collegamento: fino alla realizzazione della ferrovia Roma Sulmona (1870)  e  dell’autostrada di collegamento tra Roma e Pescara. L’importanza delle tracce antropologiche, storiche, della fauna e della flora, unite alla presenza di alcune delle montagne più alte dell’Appennino, rende questa valle un unicum  del territorio abruzzese e un luogo di connessione tra natura, cultura e tradizione.